Processione del Venerdì Santo a Chieti
La Processione del Cristo Morto, quella che si è svolta oggi, verso le 19,30 per le vie del centro storico di Chieti. Il nuovo presule, già nell’omelia della Domenica delle Palme nella Cattedrale di San Giustino, parlando dei riti della settimana santa, culminati ieri nella Messa crismale con tutto il clero dell’Arcidiocesi, aveva parlato della processione " organizzata, come ogni anno, per tradizione secolare dall’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti". Un annuncio di condivisione della tradizionale devozione popolare che si è manifestata con il corteo dei simboli della Passione di Raffaele Del Ponte, portati a spalla dai confratelli incappucciati dell’Arciconfraternita e resa spettacolare dal lungo sfilare, sulle note del "Miserere" di Selecchy di congreghe parrocchiali di incappucciati con i propri làbari, con tuniche e mozzette di vari colori che le differenziano le une dalle altre. Quest'anno partecipavano in più la confraternita della chiesa della Misericordia e quella della chiesa, da pochi anni ricostruita, della Madonna della Vittoria.
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«Un evento eccezionalmente struggente». Ancora commosso, così l’arcivescovo di Chieti - Vasto monsignor Bruno Forte ha definito la processione del Venerdì Santo a Chieti, processione famosa in tutto il mondo, e alla quale hanno preso parte almeno 40 mila persone. Tutte in religioso silenzio, attente a cogliere nell'incedere della lunga e mesta teoria uno spunto, un richiamo simbolico in più alla solennità del momento. Per il presule napoletano era la prima volta alla testa della processione da quando è salito sulla cattedra di San Giustino ed è stato proprio come gliel'avevano raccontato: «Gabriele D'Annunzio - osserva monsignor Forte - diceva che il Miserere di Selecchy è come una fontana di lacrime. Io aggiungo che nella tradizione spirituale le lacrime sono anche un dono. Lo si comprende, una volta di più, quando si partecipa a Chieti a questa processione, quando si ascoltano quelle note, perché ti ricordano con una tale intensità la morte di Cristo che quelle lacrime diventano stille di gioia, di pace, ti danno la sensazione di essere davvero amato da Dio».
Parole cariche di emozione quelle dell'arcivescovo di Chieti-Vasto, emozione vera tanto che più di una persona l’ha visto in processione sempre benedicente e addirittura con qualche lacrima. Come ricorda Padre Bruno sulla pagina diocesana odierna di Avvenire, «E' Cristo risorto il sostegno di chi vive i quotidiani problemi del lavoro e della disoccupazione, il conforto della solitudine e dell'assenza di speranza». Quello di ieri è stato veramente un grande evento, forse il più sentito dai Chietini che sono soliti per l'occasione ritornare dai posti più disparati, dove sono stati costretti ad emigrare negli anni cinquanta e sessanta a causa di una carenza di posti di lavoro da far impallidire quella odierna.
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