in
Abruzzo
LE GROTTE
PASTORALI
Pennapiedimonte è un piccolo comune della provincia di
Chieti. Si trova a 670 m di altezza ed è abitata da circa
500 residenti. Il suo territorio si distingue per i sentieri,
le grotte e le vallate. C’è abbondanza di acqua, molta
vegetazione e fiori. Negli anni passati sono state
attrezzate diverse pareti per arrampicata. Il paese si è
distinto per la pastorizia sino a pochi anni fa. I pastori
alloggiavano nelle grotte… (un escursionista ne ha censite
circa 180), tutte hanno un nome che deriva o dal loro
soprannome o dalla zona dove si trovava, spesso
incomprensibili. I pastori erano tutti residenti a
Pennapiedimonte e nel periodo dedicato alla pastorizia,
raggiungevano queste grotte, passavano le giornate accudendo
al gregge, ricavando latte che serviva per il formaggio. Chi
aveva lo stazzo/grotta lontano dal paese, restava anche una
settimana lontano dalla famiglia. L’erba non mancava, e per
l’acqua che occorreva per abbeverare il gregge, utilizzavano
sia l’acqua sorgiva che piovana, che spesso gocciolava dalle
pareti della loro grotta. Quest’acqua la canalizzavano in un
vascone, per mezzo di incisioni sulle pareti di roccia
ricavando dei canaletti/nervature. Anche le “coppelle “che
sono incavi per raccogliere l’acqua piovana ed erano
collegati fra loro con nervature, erano utilissime. La vita
dura, ha fatto abbandonare questa attività ed oggi, nella
valle, non c’è più un branco di pecore.
Insieme ad amici, abbiamo scelto
l’escursione partendo dal belvedere del Balzolo (700 m), per
raggiungere il Cantone Minco, (spuntone Domenico), (1300 m)
e visitare tre grotte. Mi piace nominare l’imponente arco di
roccia, probabilmente la 'Penna' che ha dato il nome al
paese. La leggenda narra che la “Penna” raffigura la Dea
Maja che in ginocchio, con lo sguardo proteso verso una
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Le
Grotte Pastorali |
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roccia che rappresenta un sepolcro,
piange il figlio Mercurio, morto per le ferite riportate
durante una guerra. Abbiamo evitato il percorso assolato
preferendo una strada in cemento che porta al serbatoio
dell’acquedotto. Lo abbiamo abbandonata dopo circa 600 metri,
all’inizio di una sterrata, che seguiamo sino
all’indicazione del CAI per il rifugio Pischioli. Ora la
salita è ripida, ma sempre immersi nell’ombra della faggeta.
Il sentiero passa nella zona lu ceràscë, il toponimo
rispecchia il nome ceraso “ciliegio”. La zona era piena di
questi alberi da
frutto. C’è una abitazione, ora rudere, con
molte incisioni, sicuramente non rupestri, ma sarebbe
interessante conoscere la spiegazione dei simboli. L’area è
ancora terrazzata, significa che anticamente era coltivata
ed adibita a pascolo. Arriviamo al rifugio Pischioli,
(1135m), una costruzione tipica di pietra a secco
all'interno di uno sgrottamento ed in ottima posizione
panoramica. La località è nota come li pischjùlë, da un
diminutivo di peschio, (pesco). Si continua il sentiero per
arrivare all’Ara dei Preti, (1250 m), così chiamata perché i
monaci
Le Grotte Pastorali
benedettini che alloggiavano nel X
secolo all'abbazia di Santa Maria, lungo il corso del
torrente Avello, ci coltivavano il grano, che poi portavano
alla grotta Fratanallo, una piccola dipendenza del monastero,
utilizzata sia come zona eremitica e sia per il ricovero
delle greggi per il pascolo. Il sentiero non è segnato,
quindi bisogna stare attenti a trovare un ometto di pietra
seminascosto che indica una deviazione a sinistra. Da questo
punto inizia un sentiero non visibile e impensabile che
possa esistere. Fra pini mughi, faggi rovesciati, tratti
esposti, ma sempre nel silenzio più assoluto, godendo di una
fioritura dai cento colori in cui affiora la genziana a
campana, arriviamo al “Cantone Minco… candónë mìnghë (1318
m), il cui nome
La Sedia del Pastore
riflette l'appellativo cantone nel
senso di 'spuntone', con “Minco", cioè 'Domenico'. Si
osserva un ampio panorama a perdita d’occhio: Cima Murelle
con l’anfiteatro, (2596 m), – Cima Macirenelle, (1720 m), –
la valle dell’inferno – le gobbe di selva romana – la valle
di selva romana, inoltre si vedono una decina di grotte con
qualche accenno di sentiero pastorale. Lo sguardo corre
all’infinito e non ci si stanca di guardare. Abbiamo ripreso
a camminare e lungo il percorso abbiamo visitato tre grotte.
La prima è la grotta IEREMEON dal significato sconosciuto
che si tramandava per generazione, poi la grotta SARGENTE,
quindi la grotta SGAFERZA . Queste grotte sono state
adattate a ricovero e la grotta SARGENTE è stata costruita
con un ottimo lavoro di ingegneria e architettura. Qui il
muro è a piombo, l’architrave all’ingresso forma una porta
precisa, le rocce sono state incise e si incastrano come se
fossero state lavorate. Il pastore che ci viveva ha
allargato l’interno ed ha sistemato un camino all’ingresso.
La grotta IEREMEON, è ugualmente bella, con doppio
architrave, ma con un lavoro più artigianale – la grotta
SGAFERZA, purtroppo è invasa dai rovi.
Scritto da :
Luciano
Pellegrini agnpell@libero.it
Le Grotte Pastorali
CONCLUSIONI
Purtroppo se non si interviene subito
a bonificare i sentieri, invasi dai rovi, quindi
inaccessibili per le spine, dai pini mughi, dai ginepri con
gli aghi ugualmente fastidiosi, dalle frane, si rischia di
non poter più percorrerli e perdere secoli di storia.
DISLIVELLO
650 METRI
DIFFICOLTA’
E/EE
TEMPO 5
ORE
DISTANZA
16 KM
La Cima Murelle
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