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Chieti - Architettura civile di Teate

in Abruzzo

 

Architettura nella città di Chieti

Seminario Diocesano di Chieti 

 

 

Nel fare una breve rassegna conoscitiva dell'architettura civile a Chieti, c'è da fare un cenno anche ai palazzi destinati ad ospitare Convitti e Seminari, che hanno rappresentato momenti culturali di grande importanza per la città. Il riferimento è al Palazzo Martinetti in via Cesare de Lollis e al Seminario Diocesano di Piazza San Giustino. Il primo sorse alla fine del secolo XVI in un'area lasciata in eredità al gesuita chietino Cesare Alucci da un suo nobile avo per l'istituzione di un collegio. Nelle varie fasi delle vicende costruttive furono redatti diversi progetti, spesso contestati dall'Ordine che suggeriva scelte più funzionali, oggi custoditi presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. Tra i disegni un prospetto in cui sono riscontrate interessanti similitudini con la facciata del vicino Seminario Arcivescovile. Per la realizzazione si adottò comunque presumibilmente un disegno semplificato e più austero che è possibile percepire da ciò che l'originale resta nell'attuale edificio adibito ad abitazione nella seconda metà del Settecento. La Compagnia di Gesù fu infatti costretta ad abbandonare la propria sede nel 1767 in seguito alla espulsione da Regno di Napoli per cui il Convitto fu acquistato prima dalla famiglia Franchi e in seguito alla fine dell'Ottocento, dai Martinetti. L'edificio che attualmente occupa nel piano nobile la pinacoteca "Costantino Barbella" ha quindi subito successivi adattamenti sopratutto al piano terra dove sono collocati locali destinati al commercio; tuttavia dall'impostazione complessiva rimangono alcune soluzioni che rispecchiano i principi e le scelte costruttive adottate nel XVIII secolo, tra cui, lo scalone a quattro rampe, coperto da volte a botte con crociere sui pianerottoli, schermato da una parete con fornici. La facciata ripartita in nove scansioni, presenta al piano nobile

Seminario Diocesano di Chieti - Parte alta

Palazzo Martinetti- Ingresso ristorante Belvedere

finestre con cornici architravate dotate di balconi e nel livello sottostante aperture decorate con cornici in laterizio e frontoni arcuati. Infine tra gli edifici più rappresentativi merita un cenno il palazzo del Seminario Diocesano che si erge in un vasto isolato a ridosso della Cattedrale tra Piazza San Giustino, via Arniense e un tratto di Corso Marrucino. E' uno dei primi seminari istituiti in Italia dopo le liberazioni del Concilio tridentino del 1563 che ne decretava la formazione presso tutte le Cattedrali. La ricostruzione avviata da monsignor Oliva qualche anno dopo Il sinodo, si protrasse nel tempo con ampliamenti successivi sino a giungere, intorno alla metà del Settecento, all'attuale consistenza volumetrica. Peraltro il palazzo raggiunge la sua imponente mole anche grazie agli interventi di monsignor Saggese - uno dei personaggi chiave nella lunga vicenda costruttiva - che ampliò notevolmente riorganizzandone le funzioni e l'aspetto architettonico. Il seminario a quell'epoca era in grado di ospitare circa trecento alunni rispetto ai quindici iniziali alloggiati nei primitivi locali della canonica. Con l'ampliamento fu definito quindi il prospetto di via Arniense che nella sua singolare impostazione si ispira, come testimoniano i disegni del progetto purtroppo mai realizzati, a quello del limitrofo Collegio dei Gesuiti. Il fronte è formato da un basamento bugnato costruito da un altro porticato e da un piano finestrato su cui si sviluppano, ai lati di una terrazza centrale due avancorpi scanditi dall'ordine gigante. Inoltre l'edificio, interamente realizzato in laterizio, esibisce un differente trattamento della tessitura muraria e dell'apparato decorativo nelle sue tre parti; la facciata basamentale è infatti definita da un 

Palazzo Martinetti

bugnato a larghi ricorsi che si infittiscono nel livello intermedio e scompaiono nella parete superiore. La compatta superficie del primo piano offre inoltre una larga sequenza di aperture  in cui si alternano timpani curvi triangolari. Nei due padiglioni le finestre sono invece collocate in due ordini sovrapposti tra semicolonne composite; tra cui le prime cinque presentano una ricca decorazione formata da incorniciature che culminano con un importante coronamento mistilineo, le altre più semplici si uniformano a quelle della parete arretrata. Il movimento che si determina nella parete superiore del palazzo unito al contrasto della compatta fascia basamentale dona all'insieme un notevole effetto monumentale ulteriormente ampliato dall'inadeguato spazio viario antistante che ne fornisce una visione notevolmente scorciata. Il Seminario ha subito nel corso degli anni diversi interventi di ristrutturazione edilizia sia nell'impianto planimetrico che nei prospetti. La parte porticata fu infatti sistemata nel primo Novecento per ricavare al suo interno una serie di botteghe mentre il lato Corso Marrucino fu arretrato in seguito ai lavori di rettifica per il prolungamento dell'asse viario. La facciata su questo fronte risente quindi di tali adattamenti seppure giova rilevare un omogeneo disegno generale dell'insieme. Completamente racchiuso negli spazi dietro la Cattedrale risulta invece il cortile, con ingresso da Piazza San Giustino, su cui si affacciano i prospetti retrostanti e da cui si accede al Seminario. Un portale arcuato,delimitato da paraste toscane che sostengono un balconcino leggermente aggettante, introduce poi nell'atrio che disimpegna, attraverso lunghi corridoi, gli ambienti interni e conduce alla scala. Quest'ultima preceduta da una gradinata di invito è del tipo a quattro rampe, voltate a botte, disposte intorno a un pozzo centrale delimitato da colonne toscane. Anche in questa soluzione il  

Palazzo De Majo

collegamento verticale rispecchia le forme e gli schemi prescelti nei numerosi esempi presenti in città a riconferma quindi del tema che unisce in un riferimento culturale di ampio respiro, i diversi episodi architettonici della città di Chieti. Dalla ricerca, sostenuta anche da riscontri bibliografici e architettonici, si evince altresì che per i palazzi di Chieti non è possibile impostare un discorso critico che trovi riferimenti certi nelle maestranze e negli architetti attivi a Chieti. Il rilievo e la relativa rappresentanza grafica si sono rivelati perciò essenziali per delineare, nell'articolata varietà delle soluzioni adottate nel Sei - Settecento, oltrechè, la qualità delle opere e gli orientamenti culturali. 

@nonnoenio

 

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